Storia dell'associazione

Nel 1971 nasce a Cerasa, piccola frazione del Comune di San Costanzo, "l'Unione Sportiva Cerasa" (U.S.Cerasa), fondata da un gruppo di cerasani per soddisfare, principalmente, la passione comune per lo sport e per il calcio in particolare.

Nel 1995 l'associazione cambia la propria denominazione in "Associazione Sport Cultura Cerasa" (A.S.C. Cerasa), e da quel momento si distingue sempre di più per l'impegno in ambito culturale e ricreativo, oltre che sportivo, contribuendo così alla crescita della frazione di Cerasa.

Dal 1975 l'associazione organizza la tradizionale SAGRA GASTRONOMICA, che svolge in più giorni attorno alla metà del mese di agosto. L'attuale Presidente dell'Associazione è Simona Buldrighini.

 

 

Cerasa "tra storia e cultura"

Testo contenuto nel calendario 2010 dell’Asc Cerasa
Testo del M° Marini Franco – elaborazione Gasparini Marco

LE ORIGINI:
Nel periodo che va dal XII al XV secolo nascono e si sviluppano numerosi castelli del “Comitato di Fano”  sul piano e sulle colline a sinistra del fiume Cesano. Tra questi castelli risulta anche quello di Cerasa, il cui antico passato è ancor oggi testimoniato dalla poderosa, seppur in parte manomessa, cinta muraria a scarpata con tracce di beccatelli, dalla porta d’ingresso e dalle due alte torri.
Le prime notizie su Cerasa, attualmente facente parte del territorio comunale di San Costanzo, risalgono alla Bolla di Papa Adriano IV del 7 maggio 1156, confermate poi dalla analoga Bolla di Papa Alessandro III del 18 aprile 1178. I due importanti documenti pontifici riguardano i beni e i privilegi posseduti dall’Abbazia di San Paterniano di Fano, erede dell’antichissima Abbazia Benedettina di San Martino, ora non più esistente, sorta lungo la via Flaminia a circa 500 mt. dall’Arco di Augusto sul luogo del primitivo eremo fondato da San Paterniano, uno dei primi vescovi di Fano.
In entrambe le Bolle il Castello di Cerasa è citato con la sua antica denominazione di “Quercia fissa” o “Quercia scissa”.
Quando nel XIII secolo il castello venne demolito con le sue macerie i monaci di S. Paterniano ne fecero costruire un altro sulla sommità di un colle, non molto distante, chiamato “Monte della Ceregia”, da cui derivò l’attuale denominazione di “Cerasa”.
Questo castello, all’epoca dipendente per l’amministrazione della giustizia dal Presidiato (Tribunale) di San Lorenzo venne ceduto dai monaci a Giovanni di Sant’Andrea il 2 aprile 1279.


LA CHIESA DI SAN LORENZO MARTIRE
Nel 1346, per volere di Bernardo Martinozzi abate del Monastero di S. Paterniano, all’interno del castello di Cerasa fu edificata la Chiesa Parrocchiale dedicata a San Lorenzo Martire.
Tale edificazione venne accolta con grande festa da parte della popolazione, che poteva vedere così assicurata sul luogo la residenza del loro parroco e pastore.
La Chiesa, dopo aver resistito per moltissimi anni alle ingiurie del tempo, crollò completamente a terra, ma con perfetta simmetria, fu prontamente riedificata per volere di un altro Martinozzi di nome Paolo, anch’egli Abate del Monastero di Fano.
I lavori di riedificazione furono eseguiti sotto la direzione del Cav. Francesco Bonamici, Architetto in quel di Rimini.
La rinnovata Chiesa conserva un fonte battesimale in pietra del 1629 ed un bellissimo organo settecentesco del famoso Gaetano Callido; sulla facciata principale ha murata una lapide recante un iscrizione in caratteri gotici che ricorda la primitiva costruzione.


IL CASTELLO
Nel 1380 un successivo Martinozzi di nome Domenico, anche lui Abate, fece restaurare e fortificare il “Castello di Ceregia” con la solidale e gratuita opera di tutti i castellani. Nel 1432 Ceregia, ora Cerasa, pur essendo un piccolo centro, per difendere l’integrità dei suoi confini non esitò a sfidare la vicina San Costanzo e la potente Fano Malatestiana. Soltanto il provvidenziale intervento di Egidio, Vicario di San Lorenzo in Campo e incaricato dal Governatore della Marca Giovanni Vitelleschi, Vescovo di Recanati, riuscì a risolvere la controversia.
Come già scritto riguardo alla nascita ed allo sviluppo dei numerosi castelli del “Comitato di Fano”, si evidenzia che ben 18 di essi, ormai stanchi del malgoverno fanese, si sollevarono contro di esso e istigati da Pandolfo II  ricorsero al Papa Giovanni XXII in Avignone contro i Fanesi (Avignone fu sede apostolica dal 1305 al 1375 sotto la protezione Francese). Il Papa accolse molto benignamente il ricorso e, accertati gli eccessi e le ribellioni dei Fanesi, nel 1327 con propria sentenza confermata poi nel 1338 dal suo successore Benedetto XII in Avignone, tolse dal dominio della città di Fano e assoggettò direttamente alla Chiesa, e cioè al rettore della Marca, 18 castelli del “comitato quondam Fani” formando il nucleo originario del vicariato di Mondavio. Il castello di Cerasa rimase però fuori da questo vicariato ma vi entrerà a far parte nella prima metà del XV secolo.
Il vicariato di Mondavio rimase in soggezione alla Chiesa solo per pochi anni, poiché i Malatesta lo governarono sempre legittimamente.
Nel 1429, dopo un susseguirsi di vicende familiari, con la morte di Carlo Malatesta  il vicariato di Mondavio tornò alla Chiesa, ma solo fino al 1433, quando la regione della Marca fu sconvolta da una rapida invasione del Capitano Milanese Francesco Sforza, che conquistò il Vicariato di Mondavio.
Le vicende degli Sforza si intrecciarono però di nuovo con i Malatesta; Pandolfo Sigismondo Malatesta infatti nel 1440 sposò Pollisena figlia di Francesco Sforza. Gli Sforza diedero come dono di nozze alla figlia il Vicariato di Mondavio, e nel 1442 Sigismondo Pandolfo Malatesta divenne Signore di Diritto del Vicariato di Mondavio dove era ricompreso il castello di Cerasa. Il 19 Aprile 1446 Papa Eugenio IV, aderendo alla richiesta del suddetto Malatesta, signore anche di Fano, restituì alla città di Fano il Vicariato di Mondavio. Il 28 novembre 1463 Cerasa passò nel dominio del Duca di Amalfi Antonio Piccolomini, investito dallo zio Papa Pio II del Vicariato di Mondavio. La Signoria non fu bene accolta dalla gente e durò solo pochi mesi; con la morte del Papa Pio II nel 1464 e la successiva ascesa al soglio pontificio di Paolo II i territori concessi a Piccolomini si ribellarono e ritornarono al contado di Fano retto a quel tempo dal governatore e Vescovo di Perugia Giacomo Vannucci di Cortona.
Dieci anni dopo la storia tornò a ripetersi con il Papa Sisto IV (Francesco Della Rovere) che infeudò il nipote Giovanni Della Rovere del Vicariato di Mondavio, comprendente 24 castelli tra cui Cerasa.
Da allora, a parte due piccole parentesi nel 1502-1503  e nel 1516 con Cesare Borgia e Lorenzo dei Medici, la situazione rimase stabile fino al 1520 quando Papa Leone X (Giovanni De’ Medici) aderendo alle insistenze dei Fanesi, il 26 maggio riconsegnò il Vicariato a Fano. Nella Bolla Papale che elencava i castelli da ritornare al contado di Fano c’era anche Cerasa, e così i suoi rappresentanti giurarono fedeltà a quest'ultimo il 28 ottobre 1520. I tempi cambiarono, le feudalità scomparvero e si arrivò all’'800  quando le esigenze politiche si intrecciarono con quelle economiche e della viabilità; in particolare si ritrovano tracce di Cerasa nel progetto di una strada, l’attuale S.P. 16 Orcianense, progetto fra gli altri approvato dall’allora Sindaco di Cerasa, tale Giovanni Cannoni.